Una umana disarmante compassione

Aprile 13, 2022 Categoria:

Al Sermig i liceali raccolgono abiti per gli Ucraini

Pubblichiamo la riflessione che padre Alberto Remondini SJ ha scritto per la Santa Pasqua.

Carissimi, 

anche la nostra scuola è entrata nell’occhio del ciclone: questa guerra ha tirato dentro anche noi,  perché ci sembra più grave di altre, perché è più vicina e ha protagonisti e luoghi più simili ai nostri. Nelle  immagini dal fronte, grande due volte l’Italia, riconosciamo le nostre case, le nostre scuole, le nostre  automobili, i nostri vestiti griffati, i volti dei nostri bimbi, delle nostre donne, dei nostri vecchi e rabbrividiamo  all’immagine di una Genova come Mariupol. Le immagini passano a ripetizione, come al rallentatore, e siamo  tentati dal cambiar canale, ma su ogni canale troviamo lo stesso programma. 

Davanti a queste immagini il nostro bisogno di informarci per seguire gli sviluppi degli eventi ci  dà l’impressione di partecipare, quasi di interagire con quelle persone che vediamo soffrire. Ma la nostra  attenzione e le nostre emozioni sono prodotti velocemente deperibili e a tutto questo dolore rischieremmo di  fare l’abitudine, come è stato per i morti in Afghanistan o in Siria, terribilmente simili, o per le continue morti  dei migranti nel Mediterraneo. 

La Pedagogia Ignaziana suggerisce a noi e ai nostri ragazzi di fermarci su questo estenuante effetto al  rallentatore che tiene aperta la ferita anche dentro di noi, profonda e apparentemente priva di sbocchi o di cure. Essa nasce da una umana compassione che è quanto di meglio noi oggi possiamo coltivare. Ciascuno di noi e l’umanità intera. Non cediamo alla tentazione di fare subito qualcosa, dal cambiare canale al partire per il  fronte, ma proviamo a sostare sugli effetti di questa compassione. Dialoghiamo con essa, entriamo negli  anfratti del cuore perché ci avvicini meglio a quegli altri che la suscitano e ai quali vorremmo stringere la  mano, che vorremmo ospitare nella nostra casa o nella nostra scuola, coprire con la nostra protezione. Contempliamo quanti spazi vuoti e da riempire ci sono, dentro di noi, vortici di bene, desideri di pienezza per il mondo intero.

Coltiviamo questo dialogo, facciamolo entrare nella fatica di alcune delle nostre relazioni quotidiane, parliamone con chi ci è vicino, e poi, insieme con gli altri, sforziamoci di interpretare quello che sta avvenendo,  scegliendo le sorgenti più attendibili, mettendo in movimento le parti migliori delle nostre intelligenze, anche  collettive, per rincorrere le soluzioni più sensate, concretizzare i sogni, facendovi entrare le sofferenze degli altri, perché le ferite possano rimarginarsi il prima possibile e fino all’ultima di esse.  

Anche la nostra scuola si può trasformare in una fucina di cambiamento, è quanto ci sforziamo di realizzare giorno dopo giorno. Un piccolo esempio è la bella immagine che trovate di seguito: nell’ambito delle attività di alternanza scuola lavoro, i nostri studenti di terza Liceo svolgono un prezioso servizio al Sermig, raccogliendo abiti da spedire in Ucraina. 

Nella notte di Pasqua i credenti compassionano il Crocefisso, dalla contemplazione delle piaghe alla loro guarigione, senza la pretesa di cancellarne le tracce, come il Signore fa, quando appare ai suoi. 

Auguro a tutti una santa Pasqua! 

Padre Alberto Remondini SJ
Presidente del CdA e Rappresentante Legale
dell’Istituto Sociale