Cosa resta di Caorle?

Luglio 25, 2024 Categoria: , ,

Di ogni esperienza che viviamo resta in valigia qualcosa: un profumo, un’immagine, una fatica e più di tutto una consapevolezza.

A distanza di qualche settimana dall’esperienza della vacanza estiva dei bimbi della Scuola Primaria dell’Istituto Sociale e dell’Istituto Leone XIII a Caorle, ho voluto che “ciò che silenziosamente ha vissuto” ognuno dei partecipanti più grandi prendesse forma.

Di seguito trovate due riflessioni di alcuni degli accompagnatori di Torino: una a firma degli assistenti Carinda Granieri, Angela Grimaldi, Matteo Riconosciuto ed Elena Roggieri; l’altra scritta da Fabiana Fossati, studentessa della nostra Quarta Liceo Scientifico.

Perché sì, in un mondo di immagini che “scrolliamo” velocemente, c’è bisogno di prendersi un tempo per sentire e… scrivere.
Perché scrivere lascia traccia, è un segno che esistiamo e che quell’esperienza non svanirà come le storie sui social, ma tornerà ogni volta che ne avremo bisogno.

Grazie a tutti “i grandi” che hanno riso, pianto, gestito le ansie proprie e altrui.
Grazie perché a Caorle “prendersi cura” è stato una “materia” fuori programma di un anno scolastico che non richiede valutazione ma che “vale”!!

Grazie a tutti e al prossimo anno!

Raffaella Polledro
Coordinatrice Didattica della Scuola Primaria

Cari tutti,
è trascorsa quasi una settimana dal rientro dal camp estivo a Caorle: mille pensieri si affollano nelle nostre menti, innumerevoli domande al nostro rientro da parte di colleghi ed amici che colgono la gioia nei nostri occhi. Difficile trasferire le sensazioni vissute.

La certezza è di aver portato con noi una valigia in più al nostro rientro da cui avremo modo di attingere energia e risorse da mettere in campo nei mesi a venire.
Siamo partiti con tante domande, dubbi, paure ma sicuramente con tanto entusiasmo.

All’inizio abbiamo avuto tutti, piccoli e grandi, bisogno di un po’ di tempo per conoscerci, per prendere possesso di questa struttura meravigliosa, immersa nel verde e in riva al mare, di capire quale era il ruolo richiesto a ciascuno di noi… ma poi le cose sono andate da sole e i bimbi, nella loro semplicità e ancora poca “strutturalità”, insegnano e… ci siamo lasciati trascinare da loro!

Per noi grandi Carole ha significato anche dare continuità al lavoro che svolgiamo tutto l’anno, con la differenza che c’era molto più tempo a nostra disposizione per prenderci cura di ciascun bimbo, ascoltare in modo empatico, aiutarli a superare le paure e difficoltà date dalla distanza dai loro genitori, gioire dei loro successi nelle attività, giocare con loro, accompagnarli nel momento delicato della sera e della nanna. 

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Noi ci siamo sentiti come una grande famiglia, questa sensazione ci ha riempito di gioia ed entusiasmo e ci ha accompagnato durante tutta la settimana e siamo sicuri che continueremo a portarla con noi come un dono prezioso.
E’ stato molto bello vedere nascere nuove amicizie tra i bimbi di Torino e di Milano, vederli collaborare e sostenersi nei giochi, vederli aiutarsi nei momenti difficili e salutarsi a fine settimana con la speranza di rivedersi presto.

L’apertura e lo scambio con i colleghi del Leone XIII è stata un’occasione arricchente e sinergica anche per noi adulti così come la presenza dei liceali che ci hanno accompagnato ed aiutato in tutte le attività lasciandosi coinvolgere e rapire dall’energia dei bambini, accettando la nuova sfida di “abbassarsi” alla loro altezza. 

Siamo riusciti a superare anche quella che vedevamo una grande sfida: portare i bimbi a Venezia!
E’ stato meraviglioso ed emozionante vedere il lungo serpentone azzurro (il colore scelto per le magliette di questa esperienza) che in modo compatto e attento si divincolava tra i canali, tra  i vicoli, in Piazza San Marco, sul ponte di Rialto, vedere l’interesse dimostrato dai bimbi davanti agli affreschi, ai decori e alla Pala d’oro della Basilica di San Marco.
Sul battello di rientro dalla gita si percepiva la grande soddisfazione di tutti, grandi e piccoli, per la giornata trascorsa e per la magia che la città ci aveva lasciato.

A livello umano è stata una settimana importante ed intensa anche per noi colleghi.
Lavoriamo tutto l’anno insieme, conosciamo e ci riconosciamo capacità, predisposizioni, attitudini, difficoltà gli uni degli altri però questa esperienza ci ha permesso di confrontarci in modo profondo e costante creando una buona complicità tra di noi, di aprirci come non era mai successo prima, di abbassare le difese facendo emergere le nostre unicità e fragilità. 

Il nostro viaggio introspettivo ha visto la guida accogliente e silenziosa di padre Leonardo Angius SJ, profondamente presente e attento ad ognuno di noi.

Quindi cosa ci portiamo a casa da questa esperienza? 

La magica atmosfera dell’ambiente in cui abbiamo vissuto: una casa protetta nel verde e tra i fiori, ma aperta verso l’infinito del mare capace di allineare sullo stesso piano età, capacità ed esperienze diverse in un’unica grande energia propositiva e costruttiva in cui ha primeggiato la cura degli uni verso gli altri.
Complici di tutto ciò i sorrisi dei bambini, la gioia rumorosa dei giochi e il silenzio profondo e pieno dei momenti di preghiera comunitaria, la magia del serpentone di Venezia, le nuove amicizie, la sinergia con Milano, la condivisione tra colleghi, con i liceali e con i bambini, ma soprattutto la voglia di mantenere nel cuore tutte le sensazioni vissute.

 Angela, Carinda, Elena e Matteo

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Ho pensato molto a quello che potevo scrivere sulla mia esperienza. Su quanto in sei giorni si possa imparare o perfezionare.

Potrei iniziare dicendo quanto io ami i bimbi e relazionarmi con loro mi viene semplice, forse perché dietro i comportamenti da giovane adulta, si nasconde un’eterna Peter Pan che non vorrebbe mai crescere.
Sono partita non sapendo nulla, né come mi sarei trovata né se avessi fatto amicizia con lo staff.

La settimana poi è cominciata, con qualche problema, qualche incomprensione ma sempre con il sorriso e la carica a mille.
A Caorle ho scoperto di avere molta pazienza e motivazione, che i bambini ti ricaricano quando ne hai bisogno e che tutto può essere curato con un abbraccio o un bacino.

Mi sono affezionata ad ognuno di loro, conoscendoli, scoprendo i loro sogni, le loro speranze e capendo a cosa si doveva puntare quando bisognava convincerli a fare qualcosa.

Sul minibus, nella valigia, oltre ai vestiti un po’ insabbiati e bagnati, mi porto le loro molte lacrime perché era un’esperienza nuova, abbracci e coccole pre nanna, canzoni cantate e ballate, l’odore di Autan sulla pelle, la consapevolezza che da sola posso farcela, che chiedere aiuto non significa essere deboli ma riconoscere di avere un problema e soprattutto che i bambini, per quanto possano essere piccoli o con poca esperienza, ti possono sempre insegnare qualcosa.

Con il cuore e la mente a Caorle, mando un bacio ai bimbi:  per loro sarò per sempre Fabi degli Overdrive.

Fabiana