Tre “Classici” per Medea

Giugno 9, 2023 Categoria: , ,

Pubblichiamo i commenti e le foto di tre studenti della nostra Quinta Liceo Classico, che raccontano la rappresentazione della tragedia Medea al Teatro Greco di Siracusa, a cui hanno assistito con i compagni durante il viaggio di istruzione di fine maggio.

Buona lettura!

Per quanto la tragedia sia stata composta da Euripide svariati secoli fa, la storia portata in scena non smette mai di catturare il pubblico rendendolo partecipe di una compartecipazione emotiva senza precedenti.

Se al lavoro magistrale dei dialoghi scritti dallo stesso Euripide si aggiungono degli attori estremamente espressivi e calati nella parte e una simbologia particolare ma allo stesso tempo più che comprensibile scelta dal regista, il risultato portato in scena non può che essere un successo (tanto da far dimenticare agli spettatori più alti il poco spazio a disposizione per allungare le gambe!).
Ciò che colpisce di più tra tutti questi elementi è la scelta del regista di portare in scena dei personaggi “mascherati” per simboleggiare le caratteristiche principali del loro carattere.

Quasi a riprendere la tradizione del teatro greco antico che vedeva gli attori, uomini, entrare in scena mascherati anche da donne per dare al pubblico l’idea del personaggio, il regista mette in scena dei veri e propri animali: Creonte diventa un coccodrillo, quasi viscido come indicato dalle movenze dell’attore. Il re di Corinto diventa come il re della palude, non tronfio e coraggioso come un leone, ma, pur feroce e potente, spaventato, tanto da non riuscire a guardare Medea negli occhi durante il dialogo.

I bambini si travestono da coniglietti, animali innocenti e impotenti di fronte agli avvenimenti della trama e la loro madre, la “stella” della tragedia che si erge in cielo nel dialogo finale, si presenta con le sembianze di un corvo per simboleggiare sia la natura animalesca del personaggio sia, attraverso il nero delle piume, la disgrazia e il lutto che subisce.

E Giasone?
Già, perché se tutti i personaggi principali si presentano in scena mascherati da animali lui, l’antagonista della storia, “braccio destro” di Medea nella realizzazione di dialoghi umani e carichi di pathos, arriva spoglio, vestito come un normale uomo.
È proprio “l’uomo”, infatti, l’animale che lo rappresenta, “l’animale più pericoloso di tutti” (come sosteneva il terribile killer dello Zodiaco in alcune sue lettere alla polizia statunitense); Giasone incarna le caratteristiche peggiori del suo animale: è subdolo, interessato al bene suo personale, senza pudore e con l’ardito coraggio di tentare di convincere e sedurre gli altri per portare a termine i propri scopi.

Infine, la metafora che sicuramente fa più effetto di tutta la tragedia, viene messa in atto nella scena finale quando, al suono di una musica grave accompagnata dalle grida fuori campo dei bambini, il coro di donne vestito da serve della casa reale pulisce i pavimenti bianchi della scena con un liquido rosso, impregnando di “sangue” la casa di Giasone.

Alessandro

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La rappresentazione teatrale della Medea ha unito classico e contemporaneo in un unico anfiteatro: la scelta della scenografia gioca un importante ruolo inglobando la tragedia, creando ponti che uniscono il mondo onirico e psicologico freudiano, all’inferno di Strindberg e al salotto di Ibsen.

Uno spazio che a primo impatto può risultare vuoto e spoglio (un tavolo e delle sedie che poggiano su una pedana bianca ed essa, a sua volta, su un nero e piatto pavimento) racchiude in sé una miriade di significati diversi: la vuotezza che Medea sente in quanto βαρβαρος e senza patria, la scelta di una tavolozza grigia, bianca e nera che permette alla potenza del suo carattere di irrompere sul palco e di insinuarsi tra le file di spettatori in tutta la sua potenza, senza freni, o ancora la scelta di rendere una sezione di pavimento riflettente, quasi come fosse specchio dei forti e controversi animi dei personaggi.

Il regista continua a servirsi di cavilli simbolici per far sì che la tragedia vada oltre alle parole: i bambini entrano in scena indossando maschere di conigli, simbolo dell’ingenuità in quanto ignari dell’animo perverso e rapace della madre e le sue pulsioni vendicative, racchiusi nella maschera di un corvo; Creonte ed il suo seguito, invece, indossano teste di coccodrillo, simbologia che allude ai concetti di crudeltà, arroganza e potere tirannico. Anche Egeo entra in scena accompagnato da un
oggetto simbolo di regalità, l’ombrello.

Un altro aspetto che colpisce lo spettatore è il tema del sangue reso in maniera cruda e suggestiva da grida strazianti fuori scena, giochi di luce rossa in contrasto al buio che, nel corso della rappresentazione, si impossessa dell’ambiente. Infine dalle serve che, con stracci impregnati del giovane ed innocente sangue dei bambini, impregnano la bianca scenografia di rosso.

Alice

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La visione della Medea durante il viaggio d’istruzione è stata per me un elemento di “chiusura” rispetto a quanto studiato nel corso dell’anno.

È stato interessante vedere come effettivamente gli elementi tipici del teatro Euripideo (il deus ex machina finale, il prologo informativo, i figli che non proferiscono parola) siano stati portati in scena. E quanto queste scelte risultino ancora efficaci duemilacinquecento anni dopo (io stessa ed il pubblico siamo rimasti letteralmente colpiti).

Particolare è stata la decisione di attribuire ai personaggi principali un animale che li rappresentasse: Medea è divenuta un uccello dallo sguardo torvo, i bambini degli innocenti coniglietti, il re Creonte, “falso coraggioso”, un coccodrillo.

Tale scelta può essere interpretata sia come una volontà di rappresentare gli elementi di αναγνωρισης tipici del teatro Euripideo, ma anche e probabilmente per
avvicinare lo spettatore all’animo del personaggio. La tragedia è risultata molto toccante e i temi possono ancora essere utilizzati come spunti di riflessione per la società contemporanea.

Medea può ad esempio essere interpretata come una donna che decide di emanciparsi e di non sottostare ai soprusi: una ragazza, che come molte oggi, si trova a dover sorreggere una situazione iniziale difficile. Quando decide di fuggire da questa condizione le scelte che deve compiere non sono affatto semplici, ed una volta compiuta l’opera trionfa, ma viene comunque giudicata dal marito stesso e dalla società.

Non era facile essere una donna ai tempi di Euripide, e probabilmente non lo è nemmeno oggi…
Consiglio la visione dello spettacolo a tutti: come dice Polibio la storia (in questo caso in realtà è più corretto parlare di mito) è magistra vitæ, ha qualcosa da insegnare agli uomini di ogni epoca.

Gaia

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